due chiacchiere

Archivio del mese di gennaio 2009, pagina 2

Estendiamo il nostro blog

Ed eccoci giunti all’ultimo capitolo di questa breve panoramica su WordPress 2.7. Se ancora dopo aver letto i precedenti articoli, stai usando Drupal o Joomla per gestire il tuo sito, ti consiglio di consultare uno psichiatra, ma uno bravo! Scherzi a parte, oggi ti parlo dei plugin che utilizzo per il mio blog, e come li ho sfruttati per migliorare la qualità dei contenuti, l’usabilità delle pagine e l’accessibilità del tema. Tutti “certificati” per WordPress 2.7, ovviamente. Questo in realtà mi consente di introdurre la prossima serie che ho già in mente: costruire un sito ottimizzato per i motori di ricerca, con il mio amato sistema di gestione dei contenuti. Ho trovato vari articoli inglesi che ne parlano, ma nessuna risorsa italiana “seria” (probabilmente sono io scarso ad usare Google, ma tant’è) e così ho pensato che potesse valerne la pena. Leggi il resto di Estendiamo il nostro blog

I dispersi son tornati

Per il pubblico americano l’attesa è finita: ricomincia Lost (ma in Italia lo fanno ancora?). Già questa frase sarebbe sufficiente a sviluppare un intero articolo, parlando delle stagioni passate, delle critiche, delle idee (confuse?) degli sceneggiatori e via dicendo. Per fortuna riprende anche il Dottor Casa (i nomi tradotti in Italiano sono proprio buffi a volte), mentre le altre serie che seguo sono già in onda dall’inizio dell’anno. Viste le ultime evoluzioni nella trama di Heroes, ho deciso di non seguirlo più, modificando di fatto il mio palinsesto settimanale, adesso così composto: le casalinghe disperate la domenica, il dottor casa il lunedì insieme a Fringe, martedì la collina con un solo albero (mi pare), mercoledì i dispersi, l’anatomia di grey il giovedì (solo perché lo guarda la moglie), il venerdì e sabato riposo. Una nuova serie di cui ho visto la pubblicità in metropolitana s’intitola Kings, e partirà a marzo. Speriamo non la mettano in terza serata.

Andrea incontra Francesco

Dopo la pausa Natalizia, siamo tutti un po’ pigri e di certo la voglia di lavorare non ci salta addosso. Anche gli intervistati contattati per partecipare all’intervista doppia, si sono presi un po’ di tempo per riflettere. La prima intervista del 2009 vede come protagonisti due esperti dell’ottimizzazione per i motori di ricerca (la famigerata SEO), Andrea Moro (AM nel seguito), alias Seoinabruzzo, e Francesco Gavello (indicato come FG), alias sé stesso 🙂 Il primo l’ho conosciuto in seguito ai commenti lasciati su questo blog, mentre il secondo l’ho scoperto grazie a Daniele Salamina. Ho sempre ritenuto la loro materia come qualcosa di complementare all’accessibilità, e sebbene io non sia mai stato un vero esperto in nessuno dei due campi, continuo a documentarmi ed a sperimentare i loro suggerimenti su queste pagine. Leggi il resto di Andrea incontra Francesco

Facebook? No, grazie

Ebbene si, la mia iscrizione a Facebook se n’è andata via con il 2008. Sin da quando mi invitarono ad iscrivermi la prima volta, non ho mai capito fino in fondo il senso di quest’applicazione, di cui tutti parlano in Italia. Forse perché ho già il mio blog, ed un altro canale “sociale” non mi serve proprio. Così dopo aver ritrovato i miei compagni di scuola, dopo aver ricevuto l’invito di amicizia del Direttore Generale del posto dove lavoravo in Italia, ed aver fatto due chiacchiere con tanti ex colleghi di lavoro, non sapevo più che farmene di Facebook. Anche perché dopo due o tre messaggi di convenevoli e di ricordi dei tempi passati, i miei compagni di classe non si sono più fatti sentire, il Direttore Generale mi incuteva più timore che senso di amicizia, e gli ex colleghi se ne son tornati alle loro faccende. Così ho deciso che non avevo più bisogno di perdere tempo su una piattaforma che gli stessi promotori non sanno in quale modello di business inquadrare. In fondo mi è sempre piaciuto essere un po’ controcorrente, un po’ all’antica.

Quando la sintassi non basta

Ci sono situazioni in cui sapere la traduzione esatta “parola per parola” non è abbastanza: i modi di dire. Ho già affrontato questo argomento in un articolo precedente, quando spiegavo che qui in America anziché toccare ferro, preferiscono bussare sul legno (knock on wood). Nelle ultime settimane ho avuto modo di raccoglierne altri: modi di dire che usiamo quotidianamente in Italiano, ma che ci lasciano assolutamente spiazzati, al momento di usarli con il nostro interlocutore anglofono. Ad esempio, se il tuo amico, uscendo dalla prova orale dell’esame per la patente, esclama I made it, intende dire “Ce l’ho fatta” (letteralmente, l’ho fatta, che potrebbe lasciar capire qualcosa di diverso, eh eh). Se invece esce tutto triste, dicendo con un filo di voce I cannot take this pain anymore, vuol dire che le cose non sono andate bene: non può resistere a questa sofferenza ancora per molto. Leggi il resto di Quando la sintassi non basta

È cascato un aereo qui vicino

Breaking news: Speriamo non sia un nuovo attentato, ma pare sia appena caduto un aereo nel fiume Hudson, non molto lontano da dove mi trovo in questo momento. Un mio collega che si trovava in zona pare aver sentito addirittura lo schianto, simile a quello di un camion che va a sbattere contro un muro. Al momento stiamo guardando le ultime notizie in televisione. Non si riesce a capire molto, ma teniamo le dita incrociate.

I testaroli di Piero

Il mio blog l’ho sempre considerato come una finestra sul mondo, un mezzo per entrare in contatto con altre persone che condividano interessi e passioni simili. E sono contento quando qualcuno, in puro spirito “due punto zero”, mi rende partecipe a sua volta delle proprie idee. Come ad esempio nel caso di Piero, che alcune settimane fa mi ha mandato un’interessante ricetta. Ammetto le mie colpe: non ho ancora avuto modo di provarla in prima persona, ma spero di poter rimediare quanto prima in uno dei prossimi fine settimana. Se tu riesci prima di me, facci sapere com’è venuto l’esperimento. Leggi il resto di I testaroli di Piero

Ma cosa succede a Las Vegas?

Una ragazza (Cameron Diaz) esce di casa per andare a lavoro, insieme al fidanzato. Mentre già lui si allontana, lei gli augura buon compleanno, e lui senza neppure prestare attenzione, risponde distrattamente “anche a te” correndo via. Nella scena successiva, un ragazzo (Ashton Kutcher) apre la porta di casa, all’uscio della quale una sensuale fanciulla fa finta di vendere biscotti a domicilio. Comincia così il film What happens in Vegas (tradotto con “Notte brava a Las Vegas”: ma dove li prendono i traduttori, sul mercato cinese?), una produzione a basso costo girata per le vie di New York. La “classica” storia di due ragazzi che si ritrovano sposati dopo una notte di follie in giro per i casinò di Las Vegas. Leggi il resto di Ma cosa succede a Las Vegas?

Torna in cima alla pagina