due chiacchiere

Un misuratore di affidabilità

Ti è mai capitato di dover acquistare o vendere un oggetto di valore con un privato, oppure di fare lunghe file all’aeroporto per il controllo al metal detector? Oppure ancora di dover fornire le tue credenziali a qualcuno, affinché possa “misurare” la tua affidabilità? A me si, tante volte: ed ogni volta mi rendo conto di quanto sia difficile mostrare a chi mi trovo di fronte che lui di me si può fidare, perché sono una persona “per bene” e non un ladro pronto a fregarlo al primo passo falso. Prendendo spunto dalla categorizzazione dei blog lanciata qualche giorno fa da Matteo, pensavo a quanto sarebbe bello avere un documento da poter esibire, in cui sia scritto il proprio livello di affidabilità. In aeroporto non si farebbe più la fila e gli affidabili passerebbero senza controlli, al colloquio di lavoro il dirigente saprebbe subito che mi sono fatto una reputazione negli anni.

Lo so, ci sono mille domande ed obiezioni a questa teoria:

  • chi rilascia questa certificazione?
  • in base a quali criteri?
  • come renderla non falsificabile?

Centro Nazionale per la condotta personale

Alle prime due domande è facile rispondere: l’approccio del “web 2.0″ fornisce la migliore soluzione al problema. Un po’ come il pagerank di Google, sono gli altri a stabilire quanto sia affidabile: attraverso le loro manifestazioni di stima, l’apprezzamento per il mio modo di onorare gli impegni, e via dicendo. L’ampia diffusione delle connessioni ad Internet, fanno in modo che ognuno di noi possa connettersi al sito dell’organismo deputato, e verificare in maniera istantanea l’affidabilità di un terzo: i cellulari potrebbero sostituire la carta d’identità, memorizzando i nostri codici personali. Oppure segnalare un cambiamento di opinione nei confronti di qualcuno.

La firma digitale

In quanto alla non falsificabilità, già oggi le pubbliche amministrazioni rilasciano le cosiddette “smart card” che contengono una sequenza numerica che contraddistingue in maniera certa e non ripudiabile il proprietario. Basterebbe che l’indice di affidabilità fosse firmato digitalmente dall’autorità competente, per renderlo sicuro: all’aeroporto, per continuare con l’esempio di prima, sarebbe sufficiente passare la “carta intelligente” in un lettore, per mostrare l’affidabilità all’agente deputato al controllo. Analogamente, un malfattore non avrebbe apposta la firma, e quindi la sua affidabilità sarebbe subito segnalata come tarocca.

Commenti

  1. Matteo
    ha scritto:

    Eppure, nella società, esistono sistemi simili in atto. Ad esempio la “fedina penale”, l’elenco dei “protestati”, la “solvibilità” di un correntista (per avere una carta di credito o per attivare un qualsiasi finanziamento con una finanziaria, oggi molto diffusa come pratica, devi esibire una carta che dimostra che hai un reddito, busta paga, pensione…)

    Ci sono in atto tanti sistemi che “misurano” la nostra affidabilità. E i timbri nella tessera elettorale non raccontano, ad esempio, se sei un elettore assiduo o un astensionista del voto?

    Senza contare che proprio tramite Google ci siamo abituati (purtroppo e per fortuna) a vagliare l’affidabilità degli sconosciuti che incontriamo nella vita personale e lavorativa (fammi un po’ vedere cosa ha fatto e cosa dice questo tizio….)

    Se però dal piano dell’affidabilità dei comportamenti socialmente rilevanti (fedina penale, protesti, credito al consumo…) passassimo a quello delle “idee”, (sei affidabile se la pensi in un certo modo) ecco ci ritroveremmo subito in un clima di “Grande fratello” (orwelliano). Ed io non starei tanto tranquillo 🙂

  2. camu
    ha scritto:

    Sapevo che avrei subito svegliato le paure “orwelliane” di qualcuno 🙂 Però da inguaribile ottimista, penso sempre che uno strumento del genere potrebbe essere usato principalmente in senso positivo. Riguardo all’aver inventato l’acqua calda, credo che il grande salto di qualità sarebbe la semplicità di accesso a quest’informazione: se voglio comprare una casa, e capire se chi me la vende è un truffatore oppure no, c’è troppa burocrazia di mezzo, al giorno d’oggi. Diverso sarebbe invece leggerla direttamente sul proprio cellulare, semplicemente inviando una stringa via SMS. Oppure, in aeroporto, passando una carta in un lettore.

  3. Matteo
    ha scritto:

    Se facciamo solo un discorso di praticità tecnica, sono d’accordo che potremmo avere in un unica smart card (preferibilmente la stessa sim del cellulare) molti più dati e servizi a portata di mano di quanti non ne disponiamo al momento.

  4. ha scritto:

    Io non vorrei che la mia affidabilità divenisse una merce di scambio, sinceramente. Un sistema del genere finirebbe per diventare la fiera del clientelismo e sarebbe tutto tranne che affidabile.

  5. camu
    ha scritto:

    Isa, come dice Matteo, senza saperlo siamo già più che “misurati”: protesti, fedina penale, solvibilità. Quindi molti parametri sono già merce di scambio: si tratterebbe solo di rendere il tutto più “usabile” nella vita di ogni giorno. E poi pensa a tutti i lati positivi! Finalmente non rischieresti di essere scambiata per una terrorista, quando dimentichi le forbicine in borsa prima di imbarcarti.

  6. Matteo
    ha scritto:

    Come ti dicevo de visu, penso che troveresti interessanti le riflessioni sugli “oggetti sociali” (niente paura, lo sai come sono i filosofi….) nel libro di Ferraris che ti consigliavo, Sans Papier.

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