due chiacchiere

Pagina non trovata

"C'era una volta una pagina...", diranno subito i piccoli lettori di questo blog. Era una pagina graziosa, rifinita in tutti i particolari, davvero adorabile. Poi deve essere successo qualcosa di terribile, qualcosa che non oso neppure immaginare. Un lampo di luce, un suono assordante, l'odore acre del codice HTML che bruciacchia, e quella pagina non c'era più, sparita per sempre nel limbo delle pagine che non sono.

Di chi sia la colpa è difficile a dirsi. Google? Yahoo? I tizi del provider che ospita questo sito? L'autore di duechiacchiere.it? Si, deve essere stato lui, quel rimbambito ha pensato che la pagina stesse solo occupando spazio inutile e deve averla freddata con un colpo secco. Ma come si permette, quell'idiota?

E così eccoci qui. Che si fa adesso? Beh, personalmente ti consiglierei di dare un'occhiata alla navigazione in alto, chissà che non noti qualche indicazione utile a ritrovare la retta via. Se proprio non riesci a scovare quello che stavi cercando, ti consiglio di contattare l'autore del blog tramite l'apposito modulo. Nel frattempo, ti propongo qui di seguito alcuni post che potrebbero stuzzicare la tua curiosità.

Le zucche della fattoria

A partire da Halloween, in America le aziende agricole della zona si attrezzano per vendita diretta di prodotti stagionali. In diversi casi c’è anche il cosiddetto pick your own, in cui ognuno ha accesso ai campi dove crescono frutta e verdura (mele, pesche, zucche e pannocchie sono i prodotti più gettonati) e si raccoglie quello che vuole. Poi all’uscita la signora pesa il tuo cesto e ti fa pagare in proporzione. Un ottimo modo per sconfiggere il caro prezzi, e per farsi una bella passeggiata in mezzo alla natura a respirare una boccata d’aria fresca. Mi giunge voce che anche in Italia alcune aziende si siano attrezzate in maniera analoga, ma non so se la diffusione sia paragonabile a quella americana. Noi abbiamo preso due belle zucche grandi che ora fanno sfoggio di sé nel davanzale di casa nostra 🙂 : Leggi il resto »

Il primo poliziotto a morire

Qualche tempo fa ho scritto sul blog le mie impressioni su un audiolibro di James Patterson che avevo scaricato gratuitamente da Audible.com, The postcard killers. Visto che m’era piaciuto, Silvana nei commenti mi consigliò di trovare un altro lavoro dello stesso autore: Primo a morire. Stavolta non avevo più la promozione, ma devo dire che i 10 dollari spesi per acquistarlo sono stati abbastanza ben spesi. Il libro racconta la storia di Lindsay, una giovane detective della polizia di San Francisco che si trova ad affrontare due sfide parallele: una personale contro una rara malattia del sangue, ed una professionale per acciuffare un killer che sembra accanirsi su coppie di giovani sposini. Un tipico poliziesco che non mancherà di affascinare gli amanti del genere, e di attirare verso questo filone letterario quelli che, come me, non l’avevano mai esplorato in precedenza (se non ai tempi di Topolino e del Commissario Basettoni). Qui nel seguito parlerò un po’ della trama in dettaglio, senza comunque svelare il finale, quindi vedi di regolarti sul proseguire o meno la lettura. : Leggi il resto »

I leoni di Sicilia, la storia della famiglia Florio

Proprio mentre ero in Italia, mi è venuta l’ispirazione per un post in cui ti parlavo di un libro che avevo letto qualche mese prima, Terroni, di Pino Aprile. L’ho anche condiviso su Reddit, dove ha ricevuto un’accoglienza tutt’altro che calorosa. Stando ad alcuni commenti, altri storici hanno dimostrato come le tesi dell’autore fossero infondate, o comunque esagerate rispetto a quanto riportato sui documenti storici dell’epoca. Un utente ha bollato quello che avevo scritto come “il solito piagnisteo napoletano”, con quell’insofferenza che da decenni scorre tra meridionali e gente del nord. Eppure, da quando ho letto quel libro, mi sono reso conto di come la storia che mi era stata raccontata a scuola, di Garibaldi che è venuto a salvarci, e del presidente Giolitti come uno dei più grandi statisti del Belpaese, forse avesse qualche crepa che qualcuno volesse far cadere nel dimenticatoio. : Leggi il resto »

Roma, Dublino e New York: aeroporti a confronto

E così, zitto zitto, sono da poco rientrato da un paio di settimane di vacanza in Italia (parlo al singolare perché Sunshine e le figlie invece sono rimaste per andare a trovare altri parenti ed amici). Come avevo scritto, mancavo dal Belpaese da ben sette anni, complice il lavoro prima e la pandemia dopo. In questi giorni abbiamo provato ad assorbire quante più esperienze possibili. Abbiamo fatto indigestione di rapporti sociali, andando a trovare amici e parenti che non vedevamo, in alcuni casi, da quasi 30 anni, riallacciando un filo che, in fin dei conti, non si era mai spezzato. Abbiamo riscoperto sapori e tradizioni che le salsette americane, a cui giocoforza ci siamo oramai abituati, avevano relegato in un angolino sperduto della memoria. Ci siamo crogiolati al sole rovente della Sicilia (con buona pace degli avvertimenti dei dermatologi), ci siamo tuffati nelle acque cristalline di Portopalo e Marina di Ragusa (Montalbano). Insomma, abbiamo ricaricato le batterie ed assaporato il piacere della convivialità e dei sentimenti genuini come non succedeva da tanto tempo. : Leggi il resto »

Imparare per sbaglio

Stamattina, mentre l’autobus mi portava al lavoro, ho notato una nuova campagna pubblicitaria sull’autostrada, promossa dal Ministero dei Trasporti (Department of Public Transportation) che diceva don’t learn safety by accident. Il gioco di parole si basa sul fatto che accident vuol dire in effetti incidente stradale, ma by accident significa invece per sbaglio: she broke that glass by accident. La preposizione by è in effetti in grado di assumere significati diversi a seconda del contesto. In uno dei precedenti articoli avevo parlato di change (che vuol dire cambiare, ma anche spiccioli). A volte viene confuso con chance, possibilità. Quest’ultima parola si può usare, preceduta da by any, per tradurre la locuzione “per caso”: by any chance, have you seen my glasses? Eccone un’altra, giusto per concludere: please, send me your paperwork by 7.30. : Leggi il resto »

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