due chiacchiere

Lucilleidi incontra La Pupa

Dopo la pausa Natalizia, riprende puntuale la rubrica più curiosa della blogosfera, quella che s’impiccia dei fatti dei blogger, che li rincorre in giro per la rete, estorcendo loro risposte ad improbabili domande di cui nessuno ancora ha svelato l’origine. Ora che la Befana (o i Re Magi, se abiti in Spagna) ha fatto il suo dovere e s’è portata via tutte le feste, ora che stiamo ancora imparando a scrivere l’anno nuovo nelle date sui documenti, non c’è nulla di meglio che rifocillare la mente ascoltando cosa hanno risposto le due veterane del mezzo informatico invitate oggi nel mio salotto virtuale: Lucilleidi e La pupa c’ha sonno (indicata con la P nel seguito). La prima è un’attrice che vive (beata lei) di teatro, la seconda è una trentacinquenne, milanese, scienziata politica.

Cosa non deve mancare sulla tua scrivania?

LHo un problema: non ho una scrivania. Giro con il mio portatile piuttosto desueto tra cucina, camera da letto, baretti, sale d’attesa  e quant’altro. Non ho tempo per avere una scrivania. E’ una cosa impegnativa. Intanto te la devi scegliere, grande o piccola? Ikea o restauro? Verde o marrone? Magari coi cassetti? Poi devi avere un posto in casa dove piazzarla. Infine devi decidere che quello sarà il luogo dove trascorrerai la maggior parte delle tue ore di attività intellettuale variamente intesa. Decisamente troppo per me. Forse fra un paio d’anni penserò a una scrivania ma per ora essa si trova piuttosto in basso nella mia scala di priorità. C’ho una vita da vivere, un viaggio lunghissimo che sta per cominciare, prove di spettacoli, lezioni negli spazi più disparati, riunioni politiche all’ultimo momento, feste di bentornato. Una vita senza scrivania è possibile.

PUna lampada, che è accesa anche di giorno (a risparmio energetico, ça va sans dire!). In ufficio ho un cartello che dice “una risposta a caso non si nega a nessuno”, frase che è circolata in lungo e in largo fra un gruppo di amici. Non ricordo che la citò per prima, ma diciamo che ha fatto epoca  😉

Il microblogging ha sepolto, ripulito o risvegliato il blogging?

LIo il microblogging prima di fare quest’intervista non sapevo manco cosa fosse. Quindi possiamo dedurre che, per ciò che riguarda la mia esperienza di blogger atipica, il microblogging non ha fatto una cippalippa. Però – se ci penso – io spero che questo microblogging serva un po’ a ripulire il blogging, ambisco a un blogging quasi d’elite, sono sempre stata un po’ snob e pure la mia idea di blog lo è, e si vede. Questo continuo smanettare in 160 caratteri mi sa un po’ di ossessivo.  Poi magari tra due mesi scopro che mi serve e comincio a smanettare anche io, vai a sapè. Del resto sono sempre stata così nei confronti di internet e simili menate: pochi principi e quando una cosa mi serve la uso, alla faccia dei puristi. Quando ho scoperto che facebook avrebbe potuto aiutarmi a vendere più spettacoli o ad aumentare i miei radioascoltatori mi sono messa via immediatamente tutte le linee di principio e le perplessità sulla riservatezza. Non escludo di poter fare la stessa cosa col microblogging, ma il problema reale è che io col computer sono veramente, veramente un’imbecille. Il massimo che riesco a fare è aggiornare il blog. Dovrei avere qualcuno che mi insegna, qualcuno moooooooolto paziente.

PHa coinvolto nuove persone facendo quindi cambiare un po’ l’aria. Ma la maggior parte dei “vecchi blogger” si è subito adeguata alla grande al nuovo sistema “poche parole ma buone”.

Un evento italiano legato al blogging che nessuno dovrebbe perdersi

LNon ne so nulla. Davvero. Il mio blog sta all’interno della mia produzione artistica, mi interesso pochissimo al blogging in genere. Insomma non è il fenomeno in sé che mi ha spinta ad avere un blog ma una necessità privata e artistica, tanto che il blog è diventato poi parte del mio programma radiofonico. Da “lucilleidi” nascono molti degli spunti che si trasformano poi in spettacoli, interventi in piazza, esperimenti radio. Ecco, allora forse potrei dire che nessuno dovrebbe perdersi i miei “racconti di Lucilla”, come pure i miei spettacoli, perchè c’è una corrispondenza diretta, immediata. Lo so sono un tantino autoreferenziale, va così, dipende dai giorni e oggi mi ha preso l’autocelebrazione. Provo a fare un tantino meglio? Ecco vado in palla e mi vengono le paranoie. Tabula rasa, giuro. E’ una domanda per la quale non sono preparata. Tutti gli eventi legati al blogging che mi vengono in mente sono assolutamente eventi nefasti, con sfaccettature populiste, dei quali cancellerei ogni traccia.

PLa blogfest di riva del garda, organizzato da Gianluca Neri e Ilaria Mazzarotta. Un’occasione divertente, leggera, simpatica per conoscere gente, rivedere i vecchi amici, parlare di rete e di internet senza le sovrastrutture lavorative.

Come e quando nasce un tuo post?

LAll’inizio nascevano perché ero satura. Era il 2005 e la mia vita era stravolta. Non sapevo bene cosa fosse un blog, avevo bisogno di scrivere e non mi bastava più una scrittura privata. Fu un fiume. Per due anni andai avanti a uno, due post al giorno, cose di ogni genere, quando ero in giro pubblicavo diari di viaggio, se ero in stati alterati scrivevo di quelli, scrivevo pure della mia disastrosa situazione lavorativa. Poi la cosa è cambiata. C’è stata una svolta quando ho deciso di dichiarare il mio nome. Ne avevo bisogno. Ovviamente ho dovuto cominciare prestare molta più attenzione a quello che scrivevo. A volte rimpiango gli anni dell’anonimato, ma mi sembra di aver attraversato la porta del non ritorno. Ora un post nasce quando ho qualcosa da dire ed essa si è già sufficientemente strutturata nella mia mente. E’ difficile che scriva di getto. Al tempo stesso, però, è tutto molto rapido. Mi metto al computer e nel giro di venti minuti il papiello è online. Mi può ispirare un mio stato d’animo, o un evento esterno, a volte scrivo per indignazione, altre per la gioia, altre per l’entusiasmo, altre ancora per la stanchezza. Scrivo spesso per non dimenticare: ricordi, situazioni, memorie. Ma ho cominciato a evitare, per quanto possibile, di parlare troppo di come sto. Se uno vuole sapere come sto fa lo sforzo di telefonarmi.

PCosì, “d’emblée”. ultimamente sono un po’ latitante, ma appena posso, o appena mi viene in mente qualcosa da scrivere, apro una nuova finestra del browser e mi sfogo  😉

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