due chiacchiere

La cecità di Saramago

Al lavoro mi hanno consigliato qualche settimana fa la lettura di Cecità, un libro scritto da Josè Saramago, a detta di molti uno dei più importanti autori portoghesi contemporanei. Avendo ancora da smaltire il piccolo arretrato che ho da leggere (un paio di libri di Banana Yoshimoto ed il Futuro Dizionario D’America, di cui parlerò al tempo opportuno) questo di Saramago non l’ho neppure comprato. Ma le recensioni che leggo in giro sono molto promettenti, segno che chi me l’ha consigliato, è uno che se ne intende. Almeno di libri.

Improvvisamente un uomo diventa cieco, proprio mentre sta fissando un simbolo della stasi, dell’immobilità: un semaforo rosso. Ma non si tratta della cecità solita, descritta dalla letteratura medica, bensì di una cecità bianca, abbagliante. Come trovarsi immersi in un mare di latte. Presto si scopre che questo insolito e incredibile evento è contagioso. Senza possibilità di capire come, a poco a poco tutti gli abitanti dello Stato (quale non importa, il narratore non ce lo dice, nel suo resoconto) sono colpiti da questa disgrazia.

Commenti

  1. pino
    ha scritto:

    Questo libro a me è piaciuto moltissimo, come del resto tutti, o quasi, i libri di Saramago. L’elemento che mi sembra comune a tutti è la perdita di certezze che, di volta in volta, colpisce i protagonosti delle varie storie. Mi sembra che l’autore voglia eliminare un pò dei parametri universalmente accettati per vedere come andrebbero le cose. Forse meglio, forse no, ma le sue sono solo proposte, a volte provocazioni, ma non puoi non affezionarti ai protagonisti, anti-eroi tuttavia non sempre perdenti. Consiglio “Cecità” e “La caverna”.

  2. Foto
    ha scritto:

    “Perché siamo diventati ciechi, Non lo so, forse un giorno si arriverà a conoscerne la ragione. Vuoi che ti dica cosa penso, Parla. Secondo me non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo. Ciechi che vedono. Ciechi che, pur vedendo, non vedono” … bellissimo! Stefania

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