due chiacchiere

Giorni e nuvole, con Albanese

Abbiamo scoperto che alla biblioteca comunale hanno una sezione con tanti film internazionali, tra cui anche qualche DVD italiano più o meno famoso, e così ne abbiamo preso in prestito un paio: Gomorra e Giorni e Nuvole. Del primo oramai ho sentito parlare così tanto che alla fine ho deciso di guardarlo, mentre il secondo vede come protagonista Antonio Albanese, che in qualità di comico ho sempre apprezzato, sin dai tempi di Frengo a Mai Dire Gol. Non avevo letto nulla in giro su questo film, ma pensavo fosse sulla falsariga di È  già ieri, la sua reinterpretazione di Ricomincio da Capo (Groundhog Day) con Bill Murray. Ah, dimenticavo il solito avviso: nel seguito parlerò della trama del film, quindi se non vuoi rovinarti la sorpresa, puoi fermarti qui.

 

Elsa (Margherita Buy) e Michele (Antonio Albanese) abitano a Genova, e formano una famiglia benestante. Michele lavora come imprenditore in una ditta affermata e possiede un appartamento di lusso con la moglie Elsa. Lei si è appena laureata e sta lavorando, senza stipendio e solo per passione, per riportare alla luce un antico affresco dipinto sul soffitto di una casa nella parte più antica di Genova.

Un giorno, la vita agiata di Elsa e Michele viene sconvolta: il marito spiega alla moglie di aver perso il lavoro ormai da mesi, essendo stato escluso dalla società dal suo vecchio amico e dal nuovo socio. Da allora, la sua situazione di disoccupazione, che pare all’inizio essere temporanea e risolvibile, non cambia; per questo, la coppia è costretta a rinunciare agli agi a cui era abituata, la barca, le cene fuori, poi anche la casa, e si trasferisce in un quartiere popolare. Ma mentre Elsa, pur a malincuore, sembra reagire, trovando due lavori part-time come telefonista in un call center e come segretaria, rinunciando alla sua passione per il restauro, Michele non ne è capace.

Il film è del 2007, ma sembra quanto mai attuale nel dipingere una situazione estrema: la perdita del lavoro e la necessità di riorganizzare la propria vita. Fosse stato girato in America, sicuramente avrebbe assunto la forma di un documentario, quelli alla Michael Moore per intenderci. Con la gente intervistata, i politici e qualche grande multinazionale a farci brutta figura. In Italia, invece, la storia di Soldini (Pane e Tulipani) prende più una piega di introspezione, i personaggi sono molto più spessi e complessi, pieni di sfumature. Premesso che non m’è piaciuto il finale (anche se me l’aspettavo), devo dire che Albanese e la Buy hanno saputo fare davvero un buon lavoro.

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