due chiacchiere

Cos’è il colophon

A volte, girando tra i siti dei miei vicini di casa immaginari, quelli che popolano la rete con i propri articoli, gli sfoghi, le poesie ed i podcast, notavo tra i vari collegamenti presenti nel menù di navigazione, uno chiamato “colophon” (non so se questa parola debba essere marcata come inglese o no). Cliccandolo, capivo che si tratta in un qualche modo di una breve introduzione dell’autore. Ma allora perché non scrivere, che so, about (in italiano sarebbe “chi sono” ad esempio). Poi ho sguinzagliato i miei seguigi in rete, e loro mi hanno portato la risposta.

Ecco la definizione che ho trovato su un sito:

Colophon
Nelle edizioni speciali e di lusso, disposizione tipografica delle ultime righe di un testo che degradano a formare un trapezio; nei libri moderni, indicazione “finito di stampare” seguita dalla data, dal luogo di stampa, dal nome dello stampatore e dagli altri dati d'obbligo, posta all'inizio o alla fine dell'opera.

Insomma, stando a quanto dice questa frase, sarebbe la chiusura. Ma sul web, ha senso parlare di una cosa che nasce appositamente per essere usata sui libri? Forse i sociologi in questo caso parlerebbero delle “contaminazioni tra generi” mentre gli scienziati della comunicazione, più concreti, la chiamerebbero “influenze tra mezzi di comunicazione”. Ai posteri l’ardua sentenza.

Commenti

  1. Roby
    ha scritto:

    semplicemente una curiosità: còlophon deriva dal tardo latino e, prima ancora dal greco. Quindi, una volta tanto, nessun merito alla lingua madre della pefida Albione (che, del resto, mi piace molto).
    Alla prossima

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