due chiacchiere

Cosa fare se hai perso il portafogli

Ne avevo già parlato un po’ di tempo fa: perdere il portafogli è una delle cose più scoccianti che possano capitare. A parte il valore economico (io non ci tengo mai più di una trentina di dollari), il problema è dover rifare i documenti d’identità, bloccare la carta di credito, comprare un nuovo abbonamento per l’autobus e via dicendo. Senza contare quello che, giustamente, afferma Maurizio Ferraris in Sans Papier: la nostra “figura sociale”, senza documenti e carte varie, è praticamente azzoppata. Non possiamo più provare di essere chi diciamo di essere, non possiamo pagare un biglietto per tornare a casa, non possiamo guidare l’automobile e così via. Cose da far venire la pelle d’oca. Ecco dunque che oggi vorrei affrontare l’argomento “cosa fare se…”, per essere pronti al verificarsi della peggiore delle ipotesi.

Prepararsi all’eventualità

Il primo passo è quello di rimuovere dal portafogli le cose che non ti servono durante una tipica giornata fuori casa. D’altro canto andare in giro con un portafogli che, per spessore, sembra quasi un dizionario tascabile, non è comodo né tantomeno utile. Scontrini, ricevute, biglietti da visita di altre persone, appunti scarabocchiati durante una riunione di lavoro: tutta “spazzatura” di cui non hai assolutamente bisogno. Magari puoi prendere l’abitudine di “scaricare” tutto questo ciarpame la sera, prima di lavarti i denti ed andare a dormire, oppure appena rientri a casa. Magari qualcosa è utile tenerla, ma hanno inventato i raccoglitori a tasche, da tenere nell’armadietto dello studio, proprio per questo!

Analogo discorso per il codice fiscale: un documento importantissimo, sono d’accordo, ma che non hai bisogno di portarti appresso. In genere ti servirà in specifiche occasioni, che potrai prevedere per tempo, e quindi portarlo solo quando necessario. Oppure, ancora meglio, potresti far lo sforzo di memorizzarlo ed evitare di portarlo del tutto. La carta d’identità? Se hai una patente di guida, quasi tutti accettano quest’ultima come documento di riconoscimento, quindi non è necessario avere entrambi. Come per il codice fiscale, se proprio sai di dover usare la carta d’identità, portala solo quando serve. (vedi precisazioni di Laura e Silvana nei commenti qui sotto)

Dopo questa purga, fai una lista di quello che rimane: l’ultima cosa che vuoi è dover cercare di ricordare cosa tenevi nel portafogli, dopo averlo perso. Segnati anche i numeri di telefono per bloccare bancomat e carta di credito, e se possibile fatti dare una copia “di riserva” della tua carta di credito, oppure attivane un’altra da tenere al sicuro nel raccoglitore. In questo modo non dovrai aspettare i tempi tecnici di generazione di una nuova carta.

Dopo aver perso il portafogli

Pazienza, è successo. Prova a tornare sul “luogo del delitto” e vedere se è ancora lì. Ma allo stesso tempo accetta la triste realtà ed agisci di conseguenza. Ritrova la lista che avevi preparato e chiama la banca per bloccare bancomat, carta di credito ed il blocchetto degli assegni. Ovviamente il tuo codice PIN non era da qualche parte nel portafogli, e la tua carta era firmata sul retro, il che diminuisce il rischio che qualcuno le usi al tuo posto.

Vai poi ai Carabinieri per denunciare lo smarrimento della carta d’identità e degli altri documenti. Quando vai alla motorizzazione per richiedere un duplicato della patente, è probabile che ti chiedano una copia della denuncia. Non so se sia possibile farsi fare il duplicato anche in altri uffici, tipo l’ACI, oppure online. Sii paziente, in Italia come in America, quelli della motorizzazione non sono noti per la loro rapidità nel fornire risposte. Analogo farai con la carta d’identità, che comunque molti comuni rilasciano oramai in giornata. Informati su quante foto servono, le eventuali marche da bollo ed altre incombenze, prima di recarti in comune.

Se il tuo comune richiede l’uso di una tessera sanitaria (io ce l’avevo ma il mio medico non me la chiedeva mai, bastava il codice fiscale), mettiti in contatto con l’azienda sanitaria locale per avere un duplicato anche di quella. Nulla in genere è possibile fare invece per l’abbonamento del treno, quello della metropolitana e simili: l’unica speranza è che qualche anima pia te li spedisca per posta, se non sa cosa farsene.

Commenti

  1. Francesco
    ha scritto:

    Ciao,

    ottimi consigli pratici che terrò a mente e nei Preferiti.

    L’evento della ipotetica perdita del portafoglio mi rimanda alle mie prime letture di psicologia, “Il gioco dei sogni” di Ann Faraday.
    Il sogno è un efficiente meccanismo di sopravvivenza che riporta a coscienza i dati memorizzati a livello inconscio durante la veglia.
    Può capitare di vedere “con la coda dell’occhio” – quindi senza rendersene coscienti – il luogo dove è caduto o abbiamo dimenticato il portafoglio: non è infrequente che il sogno indichi chiaramente dove ritrovarlo.

    Non è fantascienza: io ho giocato a lungo da ragazzino a interrogare il mio potere onirico prima di addormentarmi, il che significa interrogare il mio inconscio.
    Durante il giorno bisogna poi esercitarsi a decodificare le immagini e i suoni del sogno secondo il linguaggio del proprio vissuto e tante cose interessanti emergono.
    Non è nulla di strano, poco più di una riflessione, un momento di meditazione.

    Un caro saluto

    Francesco

  2. camu
    ha scritto:

    @Francesco: m’incuriosisce parecchio questa cosa del poter interrogare il proprio “potere onirico”, hai qualche riferimento specifico sull’argomento? Anche perché io dimentico in genere il 90% dei sogni che faccio 🙁

  3. Francesco
    ha scritto:

    Camu,

    è normalissimo anche dimenticare il 90% di sogni, ma un buon esercizio nel gioco dei sogni può aiutare la memoria: puoi scrivere appena ti svegli, oppure registrare con un registratorino mp3.
    Io registravo, ma iniziavo dicendo date strampalate (sogno del…) perchè appena svegliato e poi a volte è difficile concentrarsi e forte il desiderio di tornare a dormire.
    I sogni sono pensieri, a un livello di coscienza differente da quello della veglia: l’unico interprete autentico è chi sogna, perchè il linguaggio è quello del vissuto personale, non credo a simbologie di nessun genere se non quelle dei grandi archetipi: la Terra come madre, il sole e l’acqua come vita etc., ma non è detto che il tuo sogno-pensiero utilizzo quei simboli.
    Può esprimersi per assonanze: il libro riporta un esempio di trees (alberi) e Theresa (pronuncia: trisa), tutti elementi che emergono bene in psicanalisi.
    Il riferimento bibliografico è “Il gioco dei sogni” di Ann Faraday, Armenia, 1977, lettura piacevolissima.

    Un caro saluto, colega del Gioco dei sogni se inizierai

    Francesco

  4. Francesco
    ha scritto:

    Ciao,

    un avviso a tutti: il sogno rivela più di quanto non si voglia raccontare di sè, è bene divulgarli il meno possibile.

    Francesco

  5. camu
    ha scritto:

    @Francesco: il problema è che a volte si divulgano da soli 🙂 Nel senso che quando si parla nel sonno si rischiano di confessare segreti altrimenti ben chiusi in un cassettino della nostra memoria eheh. Riguardo alla tua frase “I sogni sono pensieri, a un livello di coscienza differente da quello della veglia: l’unico interprete autentico è chi sogna, perchè il linguaggio è quello del vissuto personale” sono d’accordo al 100% con quello che hai detto ed è per questo che non ho mai creduto nei libri dei sogni, anche quelli per vincere con i numeri della lotteria! Grazie per la lettura, vedrò se qui si trova…

  6. Francesco
    ha scritto:

    Camu,
    è bene diffidare di tutto ciò che tende a standardizzare l’interpretazione dei sogni.
    Il sogno non fa altro che portare a coscienza le percezioni avvenute a livello subliminale: tutti i messaggi non verbali recepiti durante il giorno e non immediatamente decodificati.
    Il tessuto sociale può – senza che nessuno se ne renda cosciente – trasmetterti una notizia come la scomparsa di un amico o un parente, si forma una catena di messaggi non espressi in modo convenzionale che in qualche modo arrivano.
    Ed ecco che il sogno (il pensiero durante il sonno) fa una sintesi e ti fa sognare la persona scomparsa, senza che nessun evento soprannaturale intervenga.
    E’ molto selettivo, porta all’attenzione ciò che può essere di supporto alla sopravvivenza o ciò che è pensato come tale: il contenuto del portafoglio è strumento di sopravvivenza, materiale quanto al denaro ma soprattutto, come mi fai notare, i documenti sono ciò che ci permette di relazionarci agli altri in funzione della nostra sopravvivenza.
    Oppure, appunto, la scomparsa di una persona amica e quindi di supporto.
    Il libro di cui ti ho accennato è stato importantissimo nella mia crescita.
    E’ scritto con stile semplice e diretto, penso sia una lettura gradevole anche in Inglese.

    A presto

    Francesco

  7. ha scritto:

    Hai proprio ragione, perdere i documenti (o farseli fregare è lo stesso) è proprio una scocciatura.
    Unica cosa: il codice fiscale e la tessera sanitaria per quel che mi riguarda coincidono in un unico documento. Anzi ti dirò di più, la mai regione, la Toscana, proprio in questo periodo sta ultimando la distribuzione della tessera con chip. Tramite questo si potrà accedere a numerosi servizi aggiuntivi … vediamo quando entrerà a regime.

    Ciao

    Risposte al commento di Sanghino

    1. barbara
      ha scritto:

      @Sanghino: e brutto perdere i documenti ma a te e capitato in toscana. Ma a me a Napoli essendo che gli enti sono incompetenti rimandano avanti e indietro. Vergognoso sono le banche che in questo caso ti fanno spendere dolo soldi, sia per la carta (bancomat o carta di credito) ma anche per le chiavi di sicurezza per la cassetta mi hanno chiesto 350 euro l’Unicredit x aprire la cassetta perche hanno bisogno di un loro fabbro. Dopo che noi paghiamo profumatamente tutte le spese che ci chiedono x sostenere un c/ c sono sei ladri e noi napoletani.,Solo DRI stronI che fanno vedere di essere chi sa chi ma slls fine sili sei babà

      Risposte al commento di barbara

      1. barbara
        ha scritto:

        Scusatemi x gli errori

  8. Francesco
    ha scritto:

    Due saggi proverbi: “La notte porta consiglio” e “Dormici sopra”.
    Io ho preso una buona abitudine: quando incontro una difficoltà nelle mie elucubrazioni su Php in orario serale, mi tengo l’interrogativo e vado a dormire.
    La mattina dopo, appena sopra il codice, la soluzione è bell’e pronta come averci studiato tutta la notte.
    Il sonno è infatti il più importante momento di elaborazione cognitiva.
    Interrogare il potere onirico assomiglia molto a questa strategia, ma è necessario rielaborare il ricordo del sogno.
    In un prossimo commento vi rivelo lo stratagemma delle due sedie, è divertente e utile.

    Francesco

  9. camu
    ha scritto:

    @Sanghino: si, avevo visto che in diverse regioni si sta diffondendo questa carta unica, ma ancora mi sembra poco adottata in sostituzione del codice fiscale, quindi ho preferito non citarla nell’articolo. Ma grazie per averla menzionata…
    @Francesco: assolutamente vero. Io faccio come dici quando non riesco a trovare una soluzione ad un pezzo di codice che sto scrivendo, per lavoro o per divertimento. Mi addormento rileggendo mentalmente tutti i passaggi e… la mattina dopo TAC ecco la soluzione. Funziona!

  10. Francesco
    ha scritto:

    E adesso vi racconto delle due sedie, un anticipo di quello che – Camu – leggerai sul libro di Ann Faraday.

    Mettendo due sedie una di fronte all’altra e sedendo alternativamente sull’una e sull’altra si può interrogare il sogno, il personaggio del sogno, l’elemento del sogno.
    La ragazza che non riusciva a concludere, in sogno, i suoi studi di pianoforte perchè disturbata da rumori esterni, dall’aspirapolvere e quant’altro a un certo punto della seduta di analisi aveva sbottato in un “insomma, papà!”, rivelando un conflitto genitoriale.

    Un altro ottimo consiglio è quello di rendervi amiche le forze apparentemente negative che sembrano spaventarvi: la signora rincorsa regolarmente dalla tigre in sogno, su consiglio della psicanalista le aveva lanciato una bistecca. La belva era diventata docile come un agnellino e – nel percorso di analisi onirica – era diventata il suo spirito guida.
    Io personalmente mi sono reso conto – negli anni – che la gran parte dei fantasmi (paure) che popolavano i miei pensieri prima di addormentarmi erano parte del mio essere: una volta ho sognato entità possenti sotterranee, dalla voce roboante e dall’energia immensa e le ho dovuto identificare come mie energie psichiche.

    Buon divertimento, che siate iperattivi o dormiglioni

    Francesco

  11. camu
    ha scritto:

    @Francesco: siamo completamente fuori tema, ma va bene così 🙂 Verissimo il fatto di confrontare le proprie paure. Che poi diventano nostre “amiche”. Un concetto analogo era il tema di ieri di una trasmissione su Science Channel a proposito di Dio…

  12. Francesco
    ha scritto:

    Grazie, Camu,

    faccio quello che avrei dovuto fare prima: mi scuso per essermi lasciato prendere la mano su un discorso che mi appassiona e aver perso di vista l’argomento del thread.

    Questo post rimarrà per me un manualetto di sopravvivenza.
    Vorrei che tutti gli oggetti importanti avessero la caratteristica del telefonino di poter essere chiamati e trillare.

    Qualche idea in proposito?

    Francesco

  13. camu
    ha scritto:

    @Francesco: vediamo, ne parlo con Steve Jobs e magari lui s’inventa qualcosa…

  14. Francesco
    ha scritto:

    Salutami Steve Jobs, se trilla il portafoglio so che sei tu.

    Francesco

  15. ha scritto:

    Pensa che la volta che mi hanno scippato (mentre ero in bicicletta) oltre ad avere tutte le cose da te elencate avevo pure le chiavi della cassetta di sicurezza della banca.
    Il che mi è costato una discreta cifretta per il cambio chiave.
    Sigh!

  16. CyberAngel
    ha scritto:

    @Sanghino: In Lombardia sono un po’ di anni che l’hanno consegnata (spendendo una barca di soldi) e dei servizi tanto acclamati (o perlomeno quelli che dovrebbero essere più utili)? Nemmeno l’ombra naturalmente…

  17. CyberAngel
    ha scritto:

    Camu mi fare un esempio (link fotografico) ad un “raccoglitore a tasche” ? 😛

  18. CyberAngel
    ha scritto:

    @camu: Il senso di cosa potessero servire l’ho capito, più che altro mi incuriosiva vedere cosa fossero e cosa intendessero qui. Cmq si dovrebbero essere dei raccoglitori in varie forme e scopi con delle tasche trasparenti e non.

  19. ha scritto:

    @CyberAngel: Quello che è accaduto in Lombardia non lo so, quello che penso è che la sanità Toscana funzioni un po’ meglio. Comunque te lo saprò dire prossimamente com’è andata. Ciao.

  20. Laura
    ha scritto:

    Ciao,
    volevo segnalare che la nuova patente italiana (quella a tessera, per intenderci) non è più considerata un documento di identità valido. Lo sono soltanto il passaporto e la carta di identità (o suoi simili rilasciati dal comune di residenza).
    Resta valida come documento la vecchia patente cartacea.

    Laura

  21. ha scritto:

    @Laura:
    In base alla vigente legge italiana neppure la nuova come la vecchia patente sono e sono mai stati documenti d’identità bensì documenti di riconoscimento.
    Gli unici documenti d’identità veri e propri sono carta d’identià e passaporto che sono, peraltro, gli unici che permettono l’espatrio (anche se con limitazioni per la carta d’dentità).
    Documenti di riconoscimento sono considerati tali tutti quelli rilasciati da pubbliche amministrazioni che riportano i dati anagrafici e siano muniti di fotografia.

    In base alla legge Bassanini (legge nr. 15 del 1997)sull’autocertificazione la carta d’identità anche se scaduta può essere considerata valida a fronte di una autocertificazione scritta del titolare che dichiara che i dati contenuti nel suddetto documento sono invariati.

  22. camu
    ha scritto:

    Grazie ad entrambe per le precisazioni. Provvedo subito a correggere l’articolo 🙂 La domanda però mi sorge spontanea: quale sarebbe la differenza tra un documento d’identità ed un documento di riconoscimento? Ed inoltre, che guai corro se vado in giro senza carta d’identità? (o passaporto)

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