due chiacchiere

Archivio degli articoli in biblioteca, pagina 19

Il cacciatore di androidi

Di tanto in tanto mi piace riscoprire, non è un mistero, i “classici” della letteratura italiana ed internazionale: il tempo a disposizione sull’autobus per andare al lavoro è qualcosa di prezioso che non può mica (sempre) essere sprecato con un pisolino. E così dopo aver finito il libro di Severgnini, e dopo grandi titoli come Il fu Mattia Pascal, mi sto dedicando ad un audiolibro scaricato dal sito Rai: Blade Runner. Una decina d’anni fa (se non di più) ho visto l’epico film con Harrison Ford, ma ammetto di averci capito ben poco. Ora finalmente tutto mi è più chiaro. Certo, rileggerlo ai tempi dell’iPhone e di tutte le diavolerie di cui siamo circondati, fa sorridere: l’evidente “ingenuità” nell’inventarsi un futuro che nel 1982 era ancora tutto da scrivere, fatto di videotelefoni e grosse valigette che interpretano le emozioni. Leggi il resto : Il cacciatore di androidi

Guardare e sembrare, in inglese

Continuo a riportare alcune delle lezioni dal sito Il mio Inglese, con cui ho avviato una collaborazione da qualche settimana. Grazie al supporto dei loro esperti della lingua britannica, potrai soddisfare in maniera ancora più dettagliata i tuoi dubbi e le tue perplessità. Un “servizio aggiunto” in linea con la filosofia che è alla base di questo blog: essere utile. Oggi la nostra professoressa ci spiega l’uso del verbo to look, che può assumere significati diversi a seconda del contesto in cui viene collocato. Leggi il resto : Guardare e sembrare, in inglese

Farsi strada con l’inglese

Ne avevo già parlato un paio di settimane fa: grazie ad una collaborazione con il sito Il mio inglese, la lezione d’inglese di oggi è tenuta da una delle loro professoresse. Un salto di qualità di tutto rilievo: finora tutto si era basato sulla condivisione della mia esperienza quotidiana con questa lingua, in giro per le strade americane, dai cartelli stradali ai ristoranti, dai modi di dire alle pubblicità. Adesso grazie a questa cooperazione, c’è nientepopodimeno che un insegnante a proporci uno spunto di riflessione. Come direbbero gli americani in questo caso, please help me welcome our guest teacher. Leggi il resto : Farsi strada con l’inglese

La testa degli italiani

Quando ho preparato le valigie nove mesi fa per andarmene dal Belpaese e da tutte le sue contraddizioni, non ho dimenticato di includere qualche libro che mi ricordasse le mie origini. Come La testa degli Italiani di Beppe Severgnini: una guida ragionata fatta ad uso di un ipotetico turista straniero che decide di visitare l’Italia. Un viaggio dall’aeroporto ai centri commerciali, dall’albergo alla campagna toscana. La lettura è molto scorrevole e veloce, e sicuramente acquista un altro gusto se fatta quando ci si trova all’estero. Perché in fondo i tanti piccoli difetti che gli altri Paesi non hanno, un po’ ci mancano e ci fanno sorridere. Leggi il resto : La testa degli italiani

Il Giovanni Rana americano

Credo sia arrivato il momento, dopo tante “chiacchiere” scritte sull’inglese, di ascoltare qualcosa. Nelle scorse settimane è andata in onda in televisione una pubblicità che reclamizza i prodotti della compagnia telefonica Sprint. Un po’ come ha fatto l’italiano Giovanni Rana, mettendosi in gioco personalmente per promuovere i suoi prodotti, così è stato per Dan Hesse, il capo di Sprint. Che seduto al bancone del bar, ci spiega qualcosa sulla sua compagnia. Ho scelto questo spot perché le parole sono comprensibili, la durata non è eccessiva (30 secondi) e l’argomento non è noioso (i telefoni cellulari). Se pensi che l’esperimento ti sia piaciuto, magari potrò farlo altre volte. Leggi il resto : Il Giovanni Rana americano

Quando le parole si assomigliano

Allenare l’orecchio a comprendere una persona che parla in inglese, significa tra le altre cose imparare a cogliere al volo (o comunque il più velocemente possibile) le differenze tra le parole, per non fraintendere quello che il nostro interlocutore ci sta dicendo. Esistono ad esempio tutta una serie di sostantivi, aggettivi e verbi che si pronunciano in maniera molto simile, ma si scrivono in maniera diversa, ed hanno ovviamente significati diversi. Se per esempio la tua amica ti sta raccontando che le sue scarpe sono dyed, non vuole dirti che le poverine sono morte in seguito al troppo utilizzo. Dyed è il passato di dye, tingere. La pronuncia è però simile a died (passato di die, morire), il che potrebbe creare qualche imbarazzante momento di smarrimento. Leggi il resto : Quando le parole si assomigliano

Inglesi contro americani

Abitando in Italia, sicuramente sarà più probabile che tu vada in Inghilterra che non negli Stati Uniti. Allora ho pensato di dedicare una lezione alle tanto “chiacchierate” differenze tra l’inglese britannico e quello americano. Nulla di difficile, ma qualche incomprensione si potrebbe creare, usando la parola sbagliata nel contesto sbagliato. Per esempio, se qui dici take the lift and go to the third floor, ti guarderanno con aria perplessa: lift è l’ascensore britannico, che diventa elevator in America. Oppure quando vai a fare il pieno di benzina, al distributore inglese dirai petrol, mentre qui sarà il gasoline (spesso abbreviato come gas). Ma il più divertente, che crea qualche confusione, è il verbo to hire: assumere una persona in americano, noleggiare (in genere un’automobile) per i londinesi. Quindi non dire mai I want to hire a car all’autonoleggio dell’aeroporto di New York, il tipo ti prenderebbe per matto. Leggi il resto : Inglesi contro americani

Un rettangolino vale una vita

L’altro giorno, non trovandomi il portafogli nella “solita” tasca, mentre ero in giro per New York, mi è venuto un attimo di panico. Per fortuna pochi secondi dopo mi sono ricordato di averlo messo nell’altra tasca. La mia paura non era tanto di aver perso i due spiccioli che avevo, ma tutto il resto: il mio abbonamento per l’autobus, la mia carta d’identità, la possibilità di tornare a casa insomma. Infatti senza spiccioli non avrei potuto comprare un biglietto, o chiamare qualcuno per venirmi a prendere (ho il cellulare cronicamente scarico) o chiedere ad un poliziotto di aiutarmi: non avrei potuto farmi identificare. Leggi il resto : Un rettangolino vale una vita

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