due chiacchiere

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Un ragazzo di famiglia

Il martedì sera in televisione non c’è nulla d’interessante per me al momento: colpa di American Idol (simile all’italiano “Amici” di Maria De Filippi) a cui nessuno vuole fare concorrenza. Infatti House lo fanno il lunedì, Lost il mercoledì, Grey’s Anatomy (per la moglie, io sto al computer) il giovedì, il venerdì sera dipende dall’umore, il sabato non siamo davanti alla tv e la domenica le immancabili casalinghe disperate alle 21, dopo i tizi che ricostruiscono le case a gente con particolari bisogni (in Italia credo lo trasmettano su Sky, che io non avevo). Finalmente però ho trovato come riempire anche il Martedì: i Griffin. A quanto leggo su Wikipedia, in Italia questo cartone animato ha avuto una vita difficile (e ti pareva che ci fosse una cosa “facile” da quelle parti), dato che si tratta di un programma sostanzialmente diretto ad un pubblico adulto, che i geni di Italia 1 hanno mandato in onda in fascia protetta. Qui almeno è in seconda serata, e così non si offende nessuno. I nuovi episodi li fanno la domenica, ma il martedì ci sono le immancabili repliche. Per me è stato amore a prima vista, meglio dei Simpsons e di Dragon Ball, che guardavo a pranzo in Italia.

Showfarm, un aggregatore a tema

A quanto pare sto diventando “famoso”, e non so neppure per quale motivo a dire la verità. Qualche settimana fa ho ricevuto l’invito dalla redazione di ShowFarm ad essere incluso nel loro indice di aggregazione. Come mai abbiano deciso di scegliere proprio me insieme al manipolo composta da una trentina di altri scrittori di diari, non è dato sapere. Io non sono mai stato uno che si strappa i capelli se non è in cima a tutte le classifiche possibili ed immaginabili, ma certo la cosa mi fa piacere, non posso nasconderlo. In realtà sono contento anche per il fatto che si tratta di una iniziativa tutta italiana (tutta “romana” per essere più precisi), anche se un appunto alla redazione devo farlo: dal sito non si capisce bene quale sia la vera finalità del progetto, o chi vi sia dietro e perché.

Un atteggiamento più professionale prevederebbe una qualche parolina in più spesa per presentare l’azienda. Un’altra cosa che ho avuto modo di notare è la grafica: abbastanza poco accattivante esteticamente, e poco accessibile e “social friendly” dietro le quinte. Le pagine non superano neppure il controllo di validazione del Consorzio W3, a dire che il codice è stato scritto in maniera abbastanza puerile. Comunque, sono cose che càpitano anche nelle migliori famiglie. Benvenuti nel poco affollato panorama delle applicazioni “due punto zero” italiane 🙂

Samuele incontra Paolo

Secondo te si può fare un’intervista doppia tra un fotografo ed un disegnatore di fumetti? Secondo me si, ed è per questo che oggi ho invitato nel mio salotto virtuale nientepopodimeno che Samuele (lettera S nel seguito), fotografo non ufficiale di molti Barcamp, e Paolo in arte Eriadan (indicato con la P), che invece preferisce rappresentare la realtà tramite le sue matite. Perché proprio loro due? Semplicemente perché entrambi mi sono stati suggeriti da altre persone (non svelerò mai i peccatori, eh eh) come papabili candidati per questa mia rubrica. Più facile di così. Leggi il resto : Samuele incontra Paolo

Le bionde vanno a New York

Il fine settimana senza un po’ di umorismo rischia di diventare più grigio. Ed allora eccomi arrivare in tuo soccorso con la barzelletta di oggi. Dato che si parla di New York, non potevo fare a meno di citarla. Allora, c’è una bionda che sale su un aereo per la Grande Mela. Senza neppure leggere sul biglietto quale posto le è stato assegnato, si siede in prima classe, nel primo posto libero che trova. Quando arriva l’effettivo proprietario del posto, trovandolo occupato, cerca di spiegare la cosa alla bella ragazza, che tutta impettita risponde “Sono bionda, sono bella, devo andare a New York e da qui non mi alzo.” Non sapendo che fare, il pover’uomo si rivolge ad un’hostess. Ma la tipa ripete anche a lei “Sono bionda, sono bella, devo andare a New York e da qui non mi alzo.”

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Washington: la nazione trionfa

Da tempo mi frulla per la testa l’idea di rispolverare una sezione del mio sito in cui non scrivo da tempo: quella delle “cartoline” virtualmente spedite dai posti dove sono stato, per vacanza o altri motivi. La moglie ed io abbiamo un nutrito elenco di luoghi da condividere, per i quali ci piacerebbe dare consigli, suggerimenti su cosa vedere, e via dicendo. Una specie di TripAdvisor fatto in casa, insomma. Oggi voglio ricordare la mia visita a Washington, Distretto di Columbia, Stati Uniti d’America. Un’occhiatina alla fontana dove hanno girato la scena di Forrest Gump in cui Jenny lo riconosce sul palco e cammina in mezzo all’acqua, una visitina al big Abe, cioè la grande statua di Lincoln seduto sulla sedia. Poi un salutino al presidente passando davanti alla Casa Bianca. Leggi il resto : Washington: la nazione trionfa

Visto per gli Stati Uniti 101

Poiché mi è stato chiesto di scrivere qualcosa su come ottenere un visto per gli Stati Uniti, spiegherò qui nel dettaglio le principali vie d’ingresso per diventare residenti (ed eventualmente cittadini) del Paese a stelle e striscie. Ma prima l’angolo della curiosità: lo sai perché gli americani usano 101 quando vogliono dire “i concetti di base” di un argomento? Ovvero come sinonimo del “for dummies” che si vede nel titolo di tanti libri informatici? Il modo di dire è derivato dall’ambiente universitario, dove i singoli corsi in genere sono identificati in base all’anno (corsi del primo anno, secondo, e via dicendo), al grado di difficoltà (come da noi Analisi 1, Analisi 2, Letteratura Inglese 1) ed al semestre. Quindi 101 “letteralmente” altro non vuol dire che: anno 1, difficoltà 0, semestre 1 🙂 Può esserti utile se stai pensando di frequentare qualche ateneo da questa parte dell’oceano. Ma ora parliamo del visto. Leggi il resto : Visto per gli Stati Uniti 101

Apparire conta quanto l’essere

L’estetica, a prescindere da tutti i moralismi che si possono tirare in ballo, conta. Nella società moderna, se vai in giro con la barba incolta, i pantaloni bucati e gli indumenti con colori agghiaccianti, non sarai visto di buon occhio dalle persone che ti stanno intorno. Sarà vera la storia dell’abito e del monaco, ma mica tanto. Lo stesso si può dire di un sito web: se la pagina è composta da un pugno di collegamenti buttati a casaccio, colori sgargianti, contenuti di scarsa qualità e con errori grammaticali, non farà certo una buona impressione in chi la consulta. Tant’è che gli americani dicono: web standards are like a dressing code. Leggi il resto : Apparire conta quanto l’essere

Il maiale lo metto in forno

Nel ripescare questa ricetta dall’archivio, ricordo ancora, ad anni di distanza, la circostanza in cui mi venne suggerita: a casa di amici, per un dopo pranzo a base di patatine, partita a carte e parampampoli, chiacchierando di ricette. Come dici, non sai cosa sia il parampampoli? Beh, allora che hai vissuto a fare fino ad ora. Ad ogni modo, ad un certo punto mi hanno spiegato come preparare l’arista di maiale. Giusto per non cucinare, ogni giorno, la solita fettina “a soletta di scarpe” al ritorno dal lavoro. Per contorno un purè di patate fatto in casa, oppure se hai fretta, due verdurine al vapore condite con olio e aceto. Ecco, se c’è una cosa che mi manca dell’Italia, sono questi fine settimana passati in compagnia dei miei amici, lo ammetto.

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