due chiacchiere

Almost perfect

La primavera era arrivata oramai da un po’, e quest’anno il meteo sembrava inclinato a regalare già dalle prime settimane di Aprile, giornate tiepide ed assolate. Quelle in cui fa piacere sedersi fuori, ai tavolini del bar, a consumare una bella insalata durante la pausa pranzo, o a sorseggiare un Martini alla 007 all’imbrunire (o sarebbe meglio dire all’after hours, giusto per sembrare più al passo con i tempi) con qualche amico. Quella sera, Enrico non aveva il corso in piscina, l’istruttore aveva chiesto di spostare la lezione per via di alcune gare regionali in cui era impegnato con i suoi allievi migliori. Così decise di mandare un messaggio a Giacomo, che lavorava in centro, per vedere se gli andava di fare due chiacchiere davanti a due patatine e qualche tramezzino al tonno. Il cellulare vibrò dopo qualche minuto: era Giacomo che confermava volentieri l’invito. Al lavoro era stata una giornata piatta, Alessandro non s’era visto sin dalla mattina, impegnato a seguire un nuovo progetto presso l’altra sede aziendale. Così Enrico non vedeva l’ora di timbrare il cartellino e dedicare un po’ di tempo a se stesso.

Giacomo era in piena forma, come al solito: uno spirito imprenditoriale racchiuso nel corpo di un ragioniere contabile, imprigionato in un piccolo ufficio all’ultimo piano di un palazzo nella zona storica della città. Una stanzetta di una ventina di metri quadrati piena di scartoffie accatastate agli angoli e di libri organizzati alla meno peggio in una libreria in metallo grigio topo. Un computer recuperato da un qualche museo dell’informatica, faceva bella mostra di sé sulla scrivania dello stesso colore della scaffalatura. Unica nota stonata in quest’armonia di normalità era la sedia: una di quelle poltrone da direttore generale, in pelle nera morbidissima. “Beh, se devo stare seduto otto ore al giorno in questa topaia, voglio per lo meno essere comodo” diceva sempre, quasi a voler giustificare la sfarzosità dell’acquisto. Non solo, al contrario di quello che si potrebbe pensare, Giacomo era tutto l’opposto del tipico ragioniere “Fantozziano” o alla Filini, a cui la tradizione cinematografica italiana ci ha abituato. Al contrario, era sempre stato un ragazzo belloccio, aitante, dal corpo asciutto e dai modi di fare estroversi. Non c’è nulla da fare: i gay sono sempre  avanti in queste cose.

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