due chiacchiere

Costruiamo una rete ben collegata

Che la blogosfera si stia svuotando è oramai un fatto assodato, basta dare uno sguardo alla rarefazione delle “trasmissioni” da parte di molti scrittori di diari online nel proprio lettore RSS per rendersene conto. Personalmente la considero una cosa positiva, sull’onda dell’idea che meno siamo, meglio ce la passiamo 🙂 Proprio ora che la quantità sta finalmente cedendo il posto alla qualità, è arrivato il momento di prestare un minimo di attenzione in più al tuo blog, se vuoi che si distingua dal resto e sia frequentato e commentato.

Perché in fondo, ammettiamolo, quelli che dicono che hanno un blog solo perché vogliono tener traccia dei propri pensieri, stanno mentendo sfacciatamente: potrebbero benissimo scrivere quegli stessi pensieri in un documento di Word o meglio ancora in un’agendina cartacea che conserva ancora quel suo fascino d’altri tempi. No, se hai deciso di condividere in un blog le tue idee, lo fai perché vuoi che altri le leggano e le commentino, lo fai perché vuoi innescare un dialogo con i tuoi lettori. Ma se non t’impegni un briciolo a farli arrivare, questi lettori, è tutto tempo sprecato. Eccoti alcuni consigli pratici per incrementare l’efficacia e la visibilità dei tuoi contenuti.

Accessibilità ed ottimizzazione delle pagine

Sin dai miei primi passi nel mondo dello sviluppo web, ho sempre sostenuto che l’accessibilità ed l’ottimizzazione di un sito per i motori di ricerca (la famigerata SEO, tanto di moda un paio d’anni fa) vanno a braccetto, anzi mi sono spesso spinto a dire che la seconda è una conseguenza della prima. Basta considerare che Google e ad altri sistemi automatici sono in un certo senso dei disabili digitali: non possono in genere guardare le immagini per estrapolarne informazione utile, non possono ascoltare una traccia audio o intuire il contesto di un pensiero, si confondono quando si abusa di grassetti ed altre marcature visive, si affidano al titolo di un articolo per catalogarlo nel loro sterminato archivio.

Va da sé, dunque, che progettando un sito a partire dalla sua accessibilità per i disabili “umani”, anche i motori di ricerca ne trarranno enormi benefici. E questo blog ne è la prova tangibile: lo stesso giorno in cui ho pubblicato il mio articolo sul valore delle medaglie olimpiche, sono finito in prima pagina nei risultati di ricerca. Aumentando di fatto il traffico in ingresso di un buon 10% nei giorni successivi. E di fatto raccogliendo i frutti di una paziente tessitura durata anni, in cui ho applicato, ove possibile, tutte le indicazioni delle autorità competenti in materia di accessibilità. Senza ricorrere a nessuno dei trucchetti sporchi che i sedicenti maghi della SEO hanno pubblicizzato per anni.

Il segreto è essere costanti e consistenti con la propria “linea editoriale”, e non lasciarsi scoraggiare da quel 20% di tempo in più necessario a confezionare un articolo in maniera corretta. Perché marcare gli acronimi, indicare il cambio di lingua di un collegamento esterno, evidenziare la lingua delle parole straniere e via dicendo, sono tutte cose che fanno perdere tempo, non c’è dubbio. Chi se ne frega se il lettore vocale di un non vedente pronuncia mouse anziché maus, chi se ne frega se apro nuove finestre ad ogni click, disorientando il visitatore, chi se ne frega se la mia pagina ha centomila javascript luccicanti capaci di far venire l’epilessia a chi non ce l’ha. Giusto? No, direi proprio di no.

Inserire collegamenti ben fatti

Il primo suggerimento che mi sento di darti riguarda i collegamenti, e non a caso. Il web, ovvero la ragnatela della rete, vive e si nutre di collegamenti: siti che puntano verso altri siti, parole chiave che rimandano a maggiori informazioni altrove, o semplicemente rimandi ad altre sezioni della stessa pagina. I link sono un’arma a doppio taglio: se da un lato sono utili, dall’altro forniscono un motivo al lettore per abbandonare la nostra casetta virtuale e dirigersi altrove. Spesso si clicca solo per curiosità, anche perché non è chiaro dal contesto dove porti un dato link.

Qualsiasi manuale di accessibilità, a tal riguardo, consiglia di evitare il classico “clicca qui”, ma di usare qualcosa di più efficace e sensato, quando si crea un nuovo collegamento. Aggiungere l’attributo title rappresenta un ulteriore passo avanti, fornendo al visitatore (ed a Google) maggiori informazioni su dove si andrà a finire, cliccando su quel link. Evitare di aprire i collegamenti in una nuova finestra, infine, vuol dire essere al passo con i tempi. Cito un passo dell’articolo originale che ha ispirato questo mio intervento:

In the old days of the web, the worry was that the visitor would click a link and never come back. Forcing links to open in a new window was believed to keep the visitor coming back to the source. Today, the world honors those who make good recommendations on their blogs, inviting the visitor to leave, which in turn, encourages them to come back without being forced to return.

Tutti i browser al passo con i tempi offrono la possibilità di aprire una nuova linguetta, quando si clicca su un collegamento (in genere con il pulsante centrale del mouse, in Windows), e gli utenti, anche quelli meno smaliziati, hanno imparato ad usare queste funzionalità avanzate. Attualmente l’unico motivo giustificabile per forzare l’apertura di un link in una nuova finestra è quando lo stesso è associato ad un contenuto multimediale. Ma un avviso ai naviganti è sempre gradito, per evitare di farli spazientire 😉

Commenti

  1. ha scritto:

    Sai che non mi è mai passato per la mente che il mio blog possa essere “letto” da un lettore vocale di un non vedente (o di un dislessico) . . . adesso, un motivo d’ansia in più! 🙂
    Non so perché questo “diario che risponde” (normalmente detto: blog) mi attira da ben 5 anni, mai tenuto nemmeno per 5 mesi un diario cartaceo . . . 🙂
    Proprio oggi, un motivo di (piccolo) orgoglio, ho scoperto, guardando le statistiche, che un post del mio blog è su “liquida.it”, nella sezione cultura . . . mi pare un po’ troppo, ma mi ha fatto piacere, solo mi piacerebbe sapere con che criterio l’hanno scelto, tu ne sai qualcosa??? 😉
    Sì, quando scrivo un post penso che voglio lasciare traccia dei miei pensieri, ma cerco di scriverlo nel migliore dei modi e se mi commentano o vedo che sono venuti a “trovarmi” in parecchi, logicamente mi fa piacere! 😉

    Ciao, Fior

    Risposte al commento di Fiordicactus

    1. camu
      ha scritto:

      @Fiordicactus: ma pensa, ho appena scoperto di essere anche io su Liquida! Il diario che risponde è ovviamente più accattivante di uno cartaceo, proprio per il discorso del dialogo di cui dicevo nel mio intervento. Ma a volte anche per semplice “esibizionismo” (nell’accezione positiva del termine), nel voler dire la propria opinione nella piazza pubblica della rete.

  2. CyberAngel
    ha scritto:

    Anch’io come te uso cliccare i link con la rotella o più frequentemente tenendo premuto il ctrl/cmd perché non so mai se la pagina si aprirà in una nuova oppure no. Rimango dell’idea che sia un po’ scomodo aprire un sito sopra a quello che si sta leggendo però ora mi domando: possibile non abbiano ancora inventato un attributo per il tag <a> che faccia aprire una nuova scheda? :/

  3. CyberAngel
    ha scritto:

    Purtroppo non sono l’unico a farsi la stessa domanda.

    Risposte al commento di CyberAngel

    1. camu
      ha scritto:

      @CyberAngel: si, conoscevo il dilemma, ma secondo me siamo al solito punto: a chi tocca la responsabilità di decidere? All’utente o a chi produce il contenuto. Personalmente propendo per la prima ipotesi, che offre maggiore libertà e lascia ad ognuno la flessibilità di decidere come comportarsi, senza imposizioni dall’alto.

  4. ha scritto:

    La qualità paga sempre nel tempo. Il tempo per la cura non è “perso” ma investito. Concordo.
    Ciao,
    Emanuele

    Risposte al commento di Emanuele

    1. Trap
      ha scritto:

      @Emanuele: purtroppo la storia non ti da ragione. Vedi ad esempio:
      – BetaMax e VHS
      – DVD-RW e DVD-RAM
      – Archimedes (un vecchio computer che a suoi tempi sbaragliava la concorrenza, penalizzato solo dal prezzo)

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