due chiacchiere

La cooperazione e lo sport

Leggevo l’altro giorno sul giornale un bellissimo editoriale su come la società americana, da quando è iniziata la crisi economica un paio d’anni fa, si sia ulteriormente “compattata”. Ad esempio, molte persone senza lavoro hanno avviato varie iniziative di volontariato, dando persino vita ad un sito governativo che coordina il tutto. Allora l’articolo finiva per analizzare da dove “nasce” questo spirito positivo e solidale, e m’è venuto in mente un pezzo che avevo scritto un paio d’anni fa in merito. Come forse saprai, lavoro in un campus universitario. Sin dal primo giorno in cui misi piede qui, mi accorsi che, in confronto agli atenei Italiani, si respira uno spirito diverso. Dal gruppo di ragazze, tutte con la stessa maglietta, che si allenano per il prossimo torneo di pallavolo al gruppo di ragazzi nel campo di baseball, incitato dalle cheerleader

I latini hanno inventato il modo di dire “mens sana in corpore sano”, ma sono gli americani a metterlo in pratica. L’attività fisica, qui, è parte integrante del corso di studi: anche se sei uno sfigato che non sa tenere in mano una palla, qualcosa ti toccherà fare. Come si vede in molti film ambientati nelle stanze del sapere statunitensi (non ultimo 21), quello che prevale però non è la competizione: quella non manca mai, è parte del DNA di qualsiasi americano, ma si accompagna sempre alla cooperazione. Qui sanno che “insieme è meglio” per tutti: e glielo insegnano a partire dalla scuola.

L’ora della ricreazione

Cosa che manca completamente da noi: ricordo alle superiori che l’ora di educazione fisica era il momento per imboscarsi con l’eventuale fidanzatina, oppure per provare le emozioni forti di una canna. Sicuramente tutto si faceva, tranne che prendere sul serio il professore. Qualcuno ci provava, più per passione personale, che per spirito di gruppo. Non parliamo poi dell’università italiana: dove ho studiato io c’era il centro universitario sportivo, ma conciliare corsi normali ed attività fisica era spesso impossibile. E poi diciamola tutta: senza un minimo incentivo (qui si ottiene un punteggio valido al calcolo del voto di laurea) che gusto c’è: in Italia “non si canta messa senza soldi” dice un noto proverbio dalle mie parti.

Chi ben comincia…

Insomma, un’ennesima occasione perduta per il sistema educativo italiano: un posto dove spesso regna la competizione, dove chissenefrega di usare una scollatura se si può ottenere un voto più alto, dove il figlio dell’amico del professore è spesso il primo della classe. Poi non bisogna lamentarsi se, come disse il Censis ad inizio anno, la società italiana è in putrefazione: si raccoglie semplicemente quello che si semina. Gli americani seminano la cooperazione nella testa dei loro giovani. Tutta la società ringrazia.

Commenti

  1. Marica
    ha scritto:

    bravo, bel post!! 🙂

  2. Federica
    ha scritto:

    Concordo con Marica, questo post che, stranamente non è stato molto considerato, è davvero bello. Sarà stato troppo sotto le feste.,…anche con i post il timing è fondamentale…:)
    Il lunedì sera se piove vince su tutti!!! hihihi

    Risposte al commento di Federica

    1. camu
      ha scritto:

      @Federica: si, hai ragione. L’anno prossimo chiudo il blog per “ferie” dal 20 dicembre al 6 gennaio 🙂 Anche le statistiche mi confermano che la gente era più interessata allo zampone che alla blogosfera!

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